Le parole che non ho più scritto.

Un diario aperto con delle parole scritte sulla pagina, su una scrivania con un pc, un tablet e un caffè.

Bentrovato!
Dopo un assenza piuttosto lunga, lo ammetto, ci riprovo.
Cercando di scrivere le parole che non ho più scritto.
Ci riprovo perché scrivere mi è sempre piaciuto.
Da piccola, all’incirca nei miei 7 anni, ho iniziato con le poesie e con il mio diario segreto (che ovviamente veniva letto da tutti).

Man a mano che crescevo, le poesie e il diario sono le uniche due cose che mi rimanevano per sfogare tutti quei sentimenti che sentivo essere enormi, della mia adolescenza.
Rileggendole ora alla mia veneranda età (quest’anno saranno ben 30), mi ritrovo a sorridere per le parole a volte fin troppo drammatiche. Per il ricordo di quella sofferenza per la fine di quello che all’epoca pensavo fosse il mio unico vero amore (spoiler: non lo era affatto, ma fallo capire tu a una sedicenne cresciuta con pane e romanzi rosa).
Poi però ho smesso.

Ricordo che le mie ultime poesie erano dedicate a qualcuno che non le apprezzava e anzi quasi mi derideva.
A man a mano, iniziai a scrivere sempre più raramente in quel vecchio diario preso in terza media (delle witch se te lo stai chiedendo). Fino a smettere del tutto.
Convinta che in fondo..se per la persona a cui le dedicavo non le apprezzava, era meglio rinchiuderle dentro me e non farle più uscire.
E che un diario alla fine fosse solo un vezzo di un bambina di cui potevo fare a meno.

Stavolta però non voglio smettere.
Che sia parlare di pezzi della mia vita.
Condividere i libri che sto leggendo, che ho amato o che ho odiato.
Parlare di serie tv che mi fanno impazzire.
O semplicemente scrivere.

Bentrovato dunque in quella che è l’incostanza che si ritrova spesso ad essere Sproloqui di Deb.
Ma forse questo 2022 potrebbe essere l’anno di svolta che si aspetta da sempre.
Chissà..